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  • Blog
  • by Alessia
  • 28 Giugno 2023
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La biopsia prostatica fusion è un esame diagnostico di secondo livello che prevede l’analisi della ghiandola prostatica attraverso dei prelievi bioptici, effettuati durante la Risonanza Magnetica Multiparametrica (RM mp) della prostata.

Grazie all’impiego di sofisticati software, oggi è possibile fondere le immagini derivanti dalla Risonanza Magnetica mp con quelle acquisite in tempo reale da una sonda ecografica transrettale, consentendo così l’individuazione di aree sospette e l’esecuzione di prelievi altamente mirati proprio in quelle zone dubbie per i processi tumorali.

Rispetto alla biopsia prostatica tradizionale (random), la metodica “fusion targeted” apporta benefici tangibili:

  • maggiore sensibilità nella diagnosi di tumori clinicamente significativi (maggiormente aggressivi);
  • numero inferiore di prelievi biotici rispetto ad una biopsia tradizionale, con riduzione del tasso di complicanze correlate all’esame bioptico della prostata (sanguinamento urinario, infezioni delle vie urinarie, sanguinamento rettale);
  • minore necessità di dover ripetere la biopsia per mancato campionamento di specifiche aree sospette;
  • maggiori informazioni utili all’urologo per la pianificazione di un eventuale iter chirurgico, permettendo una terapia sartoriale in base alle caratteristiche della malattia ed alle esigenze del paziente.

Le ultime linee guida internazionali (European Association of Urology – EAU, American Urological Association- AUA) concordano nel raccomandare la biopsia prostatica con tecnica fusion targeted, qualora dalla risonanza magnetica multiparametrica della prostata siano emerse aree sospette a degenerazione tumorale.

Quanto dura l’esame?

Dopo aver eseguito la fusione delle immagini con l’individuazione delle aree sospette, la procedura operativa ha una durata di circa 30 minuti.

Fasi della biopsia prostatica fusion

  • Caricamento delle immagini della risonanza sul monitor dell’apparecchio ecografico, andando ad individuare e contrassegnare le aree sospette segnalate dallo Specialista Radiologo;
  • Acquisizione delle immagini della prostata in real-time mediante l’inserimento di una sonda ecografica transrettale;
  • Fusione e sovrapposizione delle immagini di risonanza precedentemente caricate e quelle in tempo reale provenienti dall’ecografia
  • Esecuzione di anestesia locale ed avvio della fase di prelievo dei campioni bioptici, riuscendo a raggiungere in modo preciso quelle aree sospette indicate dal Radiologo.

E’ un esame pericoloso?

La biopsia prostatica con tecnica fusion è un esame cardine per ottenere una diagnosi di certezza ed accurata di tumore prostatico.

I rischi della procedura sono sostanzialmente uguali a quelli di una biopsia tradizionale, a fronte però di una maggiore accuratezza diagnostica e della necessità di dover eseguire un numero inferiore di prelievi.

Tra le complicanze più frequenti si registrano transitorie perdite di sangue (uretrorragia e/o rettorragia) e possibili eventi di natura infettiva/settica delle vie urinarie.  Grazie alle accortezze rappresentate da una corretta preparazione ed esecuzione dell’esame, nonché da una scrupolosa disinfezione ed antisepsi, la percentuale di tali eventi avversi risulta essere contenuta, nonché ridotta dalla necessità di dover eseguire meno prelievi.

A chi è consigliata la biopsia prostatica fusion

Ai pazienti che hanno eseguito una risonanza magnetica multiparametrica della prostata, la quale abbia evidenziato l’esistenza di aree sospette a patologie tumorali.

Sono altresì candidati quei pazienti in cui, nonostante una biopsia prostatica tradizionale, sussista ancora il forte sospetto di un tumore alla prostata.

Come prepararsi all’esame

Il paziente deve esplicitamente dichiarare al momento della prenotazione eventuali patologie cardiache (problemi valvolari, stents coronarici o bypass), disordini noti della coagulazione o l’assunzione di farmaci anticoagulanti (Coumadin, Lixiana, Sintrom, Xarelto, Eliquis, ecc.) ed antiaggreganti (Cardioaspirina, Ticlopidina, Plavix, Duoplavin, ecc.), allo scopo di poter pianificare l’esecuzione della biopsia nelle migliori condizioni di sicurezza possibili.

Inoltre il paziente dovrà preventivamente sospendere tali terapie o eventualmente sostituirle con Eparina a basso peso molecolare sottocute, previa valutazione con il proprio medico curante e/o Cardiologo di riferimento. È importante inoltre comunicare al medico eventuali allergie (specie se ad anestetici locali e/o antibiotici.